mercoledì 7 gennaio 2009

ossigeno...

o quel che resta. il freddo della mattina si attacca alla pelle, la consuma e cerca di arrivare alle vene, che emergono facilmente dagli avambracci sottili. apro i polmoni cercando di riempirli d´aria, dobbiamo stiparceli come le riserve di gas che rendono indipendente il nostro paese. siamo chiusi in scatole di plexiglass, non ci ascoltiamo. non ci riesce più. la sconfitta più grande sarà dover usare il depuratore e dover fare l´aggiornamento ai nostri sistemi nervosi, centrale e periferico, per eliminare i brutti ricordi, sperando che la connessione usb sia passata alla 3.0 così i nostri anni scorreranno ancora più veloci, come i sentimenti e le riflessioni.

9 commenti:

  1. ah ecco, c'era qualcuno (ma io ho una visione ancora più catastrofica della tua).
    di nuovo le vene ? molto presenti nel tuo immaginario.. ti cosiglio di arrivare direttamente alle ossa. perchè mi fanno preoccupare tutte queste vene e gli avambracci così sottili. e distolgono l'attenzione dal tema principale. non ti arrabiare eh ! mi piace molto leggerti.
    scriverei così: "il freddo della mattina si attacca alla pelle, la consuma e cerca di arrivare alle ossa."
    che ne dici ?

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  2. sono tornata a trovarti. si vede che sei andato a prendere un pò di ossigeno. anch'io. le mie pozzanghere sono gelate. un tesoro dentro il contenitore di cristallo. non mi piace cristallo, roba da salotto. ma se ci stanno delle foglie secche ghiande e sassi mi ci perdo. c'erano delle traccie fresche del lupo. e oggi non c'erano cacciatori.

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  3. Mi dispiace che tutto quello che viene scritto dall´acronimo Grafoplanare sui muri bianchi di questo zoo virtuale venga poi reciso, di netto. il sangue è un elemento che adoro, ma non per questo deve esserci sempre.
    lascia le tue parole, senza timori.
    mi sono rinchiuso qui dentro perchè non voglio un volto, degli occhi o delle labbra alle quali appigliarmi, dimenticando le parole.
    questo è il non-luogo delle parole. e di queste voglio vivere, qui.
    anima e parole.

    chiaramente mi fa piacere poter leggere parole che sembra scritte con la stessa urgenza che ritrovo nelle tempeste fugaci che un attimo dopo lasciano spazio al sole. e anche il palco.

    sono frantumato dentro e sto cercando della buona colla per rimettere insieme tutti i pezzetti che chi, in buona fede o meno, ha provveduto a creare. squarci. smembrate le particelle del buonsenso e relegate in soffitta. mentre al piano di sotto tutti quanti facevano festa e pensavano alla loro strada.
    rinnegare fratelli e sorelle, parentele più o meno lontane, è stato necessario per sopravvivere, prima di tutto a me stesso e alle mie paure.
    poi un´anima speciale mi ha preso per mano e cerca di aiutarmi, spesso riuscendoci. ma è un periodo complesso.
    e lo schermo mi fa bruciare le pupille, dopo poco.
    così sono costretto ad abbattere me stesso in questo spazio. troncarmi mentre scrivo. per evitare di non respirare.

    Natale...una messa in scena abbastanza teatrale e melodrammatica di un evento storico. retorico. ho guardato blasfemi costruire presepi con devozione a loro stessi, in nome di nessun dio o cose simili, bestemmiare per gli ingranaggi sconnessi e consumati dagli anni. sudore e parole e fiato e pozzanghere di vita, sotto un pannello alto un metro un uomo di cento chili si muoveva elegante e artigiano per compiere quello che definirei miracolo. rendere il presepe cosa comune, non certo cristiana. che dio è un pretesto, come la libertà per fare le guerre. è una bella invenzione per trascorrere del tempo in famiglia.
    il miracolo del presepe, la magia, la corruzione che si porta con sé, mi ha reso partecipe di sorrisi di bambini e grida di meraviglia miste a un lieve stupore, per dei movimenti meccanici su personaggi in plastica. artigiani nell´era multimediale. con la stelle fatte da lampadine fioche e decisamente vinteig...il cielo, steso nemmeno troppo bene, fatto con un tessuto azzurro un po`sbiadito. altro che televisori al plasma e grafica in alta risoluzione.

    riprendiamoci il nostro tempo, le nostre cose.
    e impariamo di nuovo a stupirci, insegnamolo ai bambini che non avremo e ai feti che rifiuteremo.
    escrescenze di noia e ottimi rimedi per le stagioni fredde, dove il calore è un opscional, certamente non di serie.

    e non voglio fare alcuna morale, che sono il primo che sbaglia e continua a fare cose inutili, tendendo ad una certa forma di bellezza e di autenticità del fare. del pensiero stesso.

    buonanotte.

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  4. ..no no. non tutto reciso. volevo riprendermi solo un foglio, uno solo. come tu stesso hai detto questo è un "non luogo". ma è anche uno spazio aperto a tutti. e non a tutti racconto come sono arrivata alle mie pozzanghere.. alla mia vena d'oro. anzi, non lo racconto.
    altre cancellazioni sono il risultato della mia goffaggine nei blog di cui non so nulla.

    ora rileggerò quello che hai scritto. e perchè ti piace il sangue. pensieri. strizzacervelli. ma tu: quante vene...portano la vita e la tolgono. poi il bianco. . nelle culture orientali simboleggia la morte..proprio perchè non c'è più sangue che scorre. rosso e bianco.. sono i colori che prediligi qui dentro...bianca anche la neve.. ieri ho fatto una foto della pozzanghera congelata con una fogliolina rossa in un'angolo. molto rossa e molto piccola. e un pò di neve fresca nell'altro. sotto il ghiaccio alcune foglie e le ghiande. la vita congelata. la vita.
    a dopo.

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  5. un ottima intuizione e valutazione la tua. praticamente mi hanno tolto la pelle e sento qualsiasi parola a livello delle ossa e dei nervi e, inevitabilmente, delle vene. mi piacciono perchè mi ossessionano. quelle degli avambracci e delle mani si vedono in modo evidente. chiaramente non ho molti muscoli che riescano ad assorbire le pieghe che fuoriescono dalla pelle trasparente. ma mi piace. osservarle. studiare. lasciarmi trasportare sulle loro folli strade senza crearsi il problema delle zone a traffico limitato, che Firenze ne è piena.

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  6. ..questi sono suoni molto acuti. fanno male.
    tante domande. sembra un gioco sul filo sottile.
    a dopo

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  8. forse non ti hanno tolto la pelle, forse tu stesso ti sei messo a nudo.
    questa scena sa di lezione di anatomia di Rembrandt..ma tu sei vivo (o no ?)
    stai solo cam-bian-do la pelle. lascia crescere quella nuova, magari pelle da rinosceronte. hai occhi bocca orecchie naso mani piedi per altre forme di contatto.

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  9. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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