venerdì 2 gennaio 2009

di attese dimenticate

aspetto che il rumore del telefono mi stordisca. un nome ricorrente che non appare sullo schermo e mi umilio nelle attese. ricerco gli stereotipi di quando ero bambino e stacco la carta-vetro dai muri delle mie speranze. colano sangue e sembrano ramificate sulle vene tumefatte le mie tristi aspettative. non esiste insistere ma nemmeno persistere nelle assenze, nelle presenze assenze. se la vita vuol dire togliersi pesi, togliamoceli e vaffanculo. non disprezzo chi fa male, ma chi finge di non farlo mentre affonda coltelli nella carne giovane. disprezzo me nelle mie incoerenze. disprezzo chi circuisce gli animi per poi giocarseli a carte in qualche scantinato fumoso e pieno di piscio nei sobborghi metropolitani di una città di provincia. una città di merda, oltretutto.
ma ci si abitua a tutto. anche alle follie mediatiche e alla dissenteria della cultura nostrana. l´italia è proprio un gran bel posto e io non me ne vado, ma resisto, o almeno ci provo.
la notte mi porterà consiglio, e se sarà quello giusto, domani mattina inizierò a dipingere le pareti di rosso scarlatto. che ultimamente fa tendenza, anche sul catalogo ikea.

17 commenti:

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  3. non credo proprio di essere io...
    le tue sono parole e immagini concrete.
    mi dispiace per la tua situazione, ma probabilmente il gioco della parola ti ha condotto ad un'immagine errata.
    Ti ringrazio per avermi letto.
    Spero continuerai a farlo, anche se non sono io colui del quale parli.

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  5. ..ho letto più volte questi tuoi racconti. valeva la pena. il tuo stile mi ricorda erri de luca.
    nei "giardinetti" basterebbe la sola parola "sangue" senza tutte quelle vene che sanno troppo di sofferenze giovanili. "sangue" è già abbastanza efficace.
    sono delle impressioni di che non sa scrivere e a malapena parla italiano. ha solo letto un pò. non tantissimo. buona strada, buona via di seta.
    e

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  6. spero tornerai presto grafoplanare...
    continuerò a scrivere, perchè è una terapia.
    o qualcosa che le somiglia.

    Grazie ancora,
    il tempo e l´attenzione valgono oro.

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  7. l'oro non vale niente: ne ho i cassetti pieni.. mi spechio nelle pozzanghere..così vedo anche il cielo
    .e..

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  10. ..forse l'oro non vale niente..ma la febbre dell'oro si. persiste insiste nella ricerca e diventa trasformista..

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  11. ahi..ho dimenticato di firmarmi..poca la mia pratica nel trasformismo:
    grafoplanare

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  12. Ringrazio grafoplanare che si interessa alle mie parole e le pesa.
    l´oro di cui parlo è più la vita che scorre che quello materiale.
    ti leggo, ti osservo, mi confondo e mi distinguo dalle tue parole.
    impiego del mio tempo. la mia vita. perchè voglio. non ci sono obblighi. per questo, credo, mi viene naturale ringraziarti.
    credo che la riconoscenza sia una cosa buona. e necessaria.
    e che la vita reale ce ne priva, per mille motivi e incastri, mentre le pozzanghere (anche quelle del web), dove ritrovarsi mentre si aspetta e ha piovuto da poco, col cielo dipinto di grigio, credo siano l´ultimo baluardo di speranza, per guardarci, rifletterci negli altri e migliorarci.

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  16. ...non conosco bene queste stanze. da alcuni giorni sembrano vuote. vorrei solo riprendermi quei miei 4 appunti capitati qui un pò per caso. o forse no. c'è qualcuuuuuuno ?

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  17. le pozzanghere. abbassi lo sguardo e le vedi.
    le mie si trovano sui sentieri tra le colline e i boschi.
    la mia pozzanghera è un mondo in miniatura : foglie di quercia, bacche, sassi e un pò di cielo. non lo dire in giro, qualcuno potrebbe buttarci una cicca.

    le pozzanghere urbane sono delle fogne. cosi torbide che se ti cade qualcosa non lo cerchi neanche. in quelle non mi specchio.

    le pozzanghere mediatiche fanno paura. sono senza fondo, onnivore e onnipresenti. ne vieni risucchiato e a volte provi pure piacere. un giorno ebbi persino il desiderio di tuffarmici dentro. ma c'è da capirmi: ho visto l'aria che cercavo
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    (segue..).......................

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