giovedì 30 luglio 2009

conversazione con A.

e mi rendo conto che non ho ancora dis-imparato a piangere.
smetto e singhiozzo. un bambino di nove anni mi telefona al cellulare.
"maestro che fai?"
"sono tornato da poco a casa"
"ammazza che voce hai, hai il raffreddore?"
"...diciamo di si..."
"maestro ti devi riposare, che poi non sei in forma e non ti vuole nessuno"
- pausa -
"maestro, dimmi una cosa...ma hai trovato la fidanzata?"
"no..ma sono innamorato!"
"maestro devi venire a farti i capelli dalla mia mamma, che poi la trovi di sicuro"
"ok..."
- pausa -
"un ultima cosa, maestro...magari se ti compri anche la camicia della Polo, sai quella col cavallino?"
"si..."
"ecco, con quella la trovi di sicuro."
"non c´ho soldi per comprarla..."
"allora lascia perdere, ma non dire che non ti avevo avvisato!"
"ok, grazie..."
- pausa -
"ah,una cosa..mi raccomando cambia anche la macchina, oppure lava la tua!!!"
"ciao, cacchetta..ti vengo a trovare un giorno di questi."
"si dai! andiamo a prendere un gelato al sottozero!!! ciao maestro, ti voglio bene"
"ciao, buona giornata"

giovedì pomeriggio - Uno che sono due.

raccolgo gli indumenti che ho sparso per la casa. nudo. sudo e sento freddo. le mani mi tremano mentre il respiro diventa via via più pesante, irritato, affannato, scomposto. la cassa toracica sembra lo scheletro di una fabbrica desolata dove si svolge un rave abusivo. si muove. senza una cadenza regolare e resta in bilico, pur di non cadere. le istanze comunali del mio amore hanno messo sigilli alla zona industriale delle paranoie. gli impiegati sono stati trasferiti tutti nella fabbrica di cioccolato del signor Wonka, Willy Wonka.
ho voglia di bermi un bicchiere di vino con le tue mani che mi cingono la vita, mentre passeggiamo per il parco che hanno da poco rimesso in sesto. con un figlio dagli occhi che sembrano perle stralunate gettate verso il cielo. un bimbo che corre e sbraita parole sconnesse, inventate. col pannolone che fa delle gambe, due fuscelli cicciotti troppo distanti per essere naturali. cerco le tue intemperie nei miei cieli disastrati dal nucleare che sono le tue paure, e la mia paura di perderti si dirige obliqua verso le mie labbra. e srotolo parole sconnesse sulla tua schiena.

vorrei disegnarti la mappa del tesoro del mio forziere prezioso con la lingua, sulla tua schiena. che è abbastanza grande per accogliermi. abbastanza forte per sostenermi. troppo piccola per fare da scudo ad entrambi. e ti abbraccio. che nella bufera ti tengo a me. sempre.

non dobbiamo pensarla sempre uguale.
ma quando succede è tutto più facile.

mix micidiale? no grazie.
vita essenziale...

Uno. che poi è la somma di due.
amore immerso nel cloro.