venerdì 19 giugno 2009

frammenti in rotonda

ho provato le distanze incolmabili che un silenzio lunare aveva posto a guardia delle nostre confidenze e del nostro viverci. mi spiazzano le scelte telefoniche e trovo triste un metodo di chiusura via sms, che certamente non ci appartiene. abbiamo parlato dopo aver sballato completamente gli orari di lavoro, gli impegni e le relazioni altre da noi. hai la pelle ricoperta di cloro con un abbronzatura assurda mentre mi scrivi. perché non mi chiedi  se sono abitudini che  mi appartengono? sono fermo sul cordolo di una rotonda immensa nella zona industriale di Firenze. dove l´arte lascia spazio a grosse strutture di cemento armato incompiute, con le gru a benedire gli alloggi a vista, come fossero tante caselle delle bacheche di legno della nostra infanzia. dove ci limitavamo a conservare le collezioni più o meno complete delle sorprese dell´ovino kinder. te le ricordi? abbiamo anagrafi diverse ma non per questo pulsazioni meno sincroniche dei coetanei. si intervallano come una giostra antica dei cavalli, le automobili lanciate in corse spericolate verso mete sconosciute e certamente molto affascinanti, data la frettolosità delle andature e la troppa distrazione che rischia di colpire la carrozzerie patinata di polvere della mia carrozza di lamiera. non mi pesano le attese che mi portano da te, ma indubbiamente mi lacera un certo movimento, la stasi che le tue sospensioni non volute mi propinano, ci propinano. mi sono affezionato alla nostra clandestinità e venerdì sarò ben più clandestino e sconosciuto del solito. è il gioco delle parti al quale dobbiamo partecipare, inevitabilmente. fai con calma che i Placebo mi cantano canzoni splendide, nella loro monotonia stilistica, vocale ed emotiva. emozionano anche se combattono battaglie per il sole, che oggi fatica a fare capolino dal cielo infreddolito, che sembra si sia ricoperto con un plaid di nuvole monocolore. e quando toglierà quella coperta, il sole offeso sarà già nascosto dietro le ombre delle montagne, convinto di non farsi vedere, come i bimbi quando nascondono il viso dietro la corteccia di un albero secolare e tutto il resto del corpo resta ben in vista.
ma amare è ance saper attendere le attese dell´altro, saper crescere, sapersi incorniciare senza troppe cornici, sapere dipingere sulla stessa tela e, contemporaneamente trattare e creare tele distinte. sto facendo un quadro nuovo di noi due. una forma informale per questa sera. ti prego di apprezzare lo sforzo. su un capo di artigianato ho letto "questo capo è interamente fatto a mano, le imperfezioni e i dettagli sono caratteristiche che lo rendono unico", per poter giustificare la non perfezione del vestito. ecco, io potrei scrivermi la stessa cosa sulla pelle. però sarei prezioso, seppur imperfetto. è la scritta amami sulla mano, col pennarello verde scuro.

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