martedì 16 giugno 2009

famiglie interrotte

mia madre mi ha svegliato con gli occhi gonfi.
col trucco sfatto come quello delle donne di strada dopo una notte di lavoro.
come una maschera di un burlesque anni 30 dopo due ore di riflettori e spettacolo.
ha pianto. molto.
mi ha confidato che ha paura di vedermi solo.
della solitudine che va oltre la famiglia matrice di tutto.
le ho tenuto il capo, baciato la fronte. tremava.
l´ho accostata al mio petto e accolta tra le mie braccia.
sembravo monolitico nel mio parlare cadenzato e lento.
rassicurante. sono stato rassicurante con argomentazioni valide.
amare è vita. e io vivo. anche se nelle ombre impertinenti dei miei dubbi.
dei miei interlocutori distratti che sono i genitori.
le ho mostrato un quadro fatto qualche anno fa.
le sfumature lo compongono e fanno vedere ben oltre l´immagine palesata.
ecco, madre mia, sono così. le sfumature oltre l´evidenza.
e la tenerezza mi ha guardato attonito.
mi ha preso per mano ed era una bimba di otto anni.
brasiliana. a rischio. con una madre rovinata e un padre mai esistito.
- maestro facciamo che oggi sei il mio papà?
   perché non so davvero cosa si prova ad avere un padre.
- va bene, tesoro.
e capisci che il ruolo che hai va ben oltre gli schemi che il tuo contratto prevede.
mi sono preso cura di lei, come farei con una figlia.
le ho fatto sentire un rapporto unico e intenso.
raro, credo.
si è addormentata sul mio torace, lo stesso che ha accolto mia madre stanotte.
e ha sognato di luoghi meravigliosi e una triade famigliare mai avuta.
abbiamo fatto il bagno con la devozione che userebbe un padre con la figlia.
ho immaginato che lo fosse davvero.
le ho comprato il gelato tenendola per mano.
poi mi sono scucito di dosso il ruolo di padre temporaneo.
e un velo di malinconia mi ha pervaso all´istante.
le persone che ci hanno visto hanno creduto fossi il padre, davvero.
e questo mi ha reso immensamente felice.
lei ha sorriso e mi ha ringraziato.
ho ringraziato a mia volta.



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