mio padre guida in modo nervoso. abbiamo poco tempo e scadenze da rispettare.
oggi non sono capace di intendere e volere, almeno non pienamente.
colluttazioni emotive mi hanno spiazzato e messo all´angolo del ring delle relazioni. e mi rendo conto che troppe volte color le cose di colori sbagliati solo per farmi accettare in modo più istantaneo. più facile, mi dici. amo il mondo ma non ho interesse a corteggiarlo. una frase che riecheggia come il pulsare dei beat delle discoteche o dei rave nelle case private. cascine perse nelle campagne toscane. strutture di vecchie coloniche coi pavimenti di fieno e odore di natura, selvatica.
non ho fatto altro che costruire basi sulle quali fondare qualcosa, qualcosa di vero o semplicemente sognante. con te non ho mentito. non ho meriti per i miei gesti in continua evoluzione, ma cerco di scoprire quello che mi circonda anche attraverso i tuoi occhi.
mentre un bambino biondo, avrà poco più di un anno, con una maglia azzurra di Snoopy, segue le sue geometrie motorie oblique. suo malgrado e per sua fortuna inciampa e colpisce il terreno con le mani aperte, quasi ad arrendersi. ma è solo un istante, esitazione, un´idea per poi rialzarsi e ripartire. come sto facendo io: cado, rifletto, mi alzo, riparto.
il bimbo gioca al massacro con la sua instabilità, si prende gioco dei suoi limiti, e si diverte, nonostante tutto.
ho il peccato che caratterizza la mia età, ma non mi basta. voglio superarmi, migliorarmi, maturare senza fermarmi, tenendoti per mano. gli occhi color nocciola e curiosi del bambino mi osservano curiosi, dalla sua gabbia mobile che è un passeggino di ultima generazione, con tre ruote. e mi imbarazza la scena, mi intenerisce.
tutto sembra perdere di dimensione.
la posta alimenta i miei colpi di sonno dati da notti colorate di bianco e di amore, vissute come reali, meravigliose e che adesso temo diventeranno ricordi.
l´amore ha delle regole non scritte e un vocabolario tutto suo.
nel mio resistere al sonno mi aiuta mio padre, prode cavaliere errante ed errato.
H. P. A241. ed è il mio turno.
il bambino in gabbia saluta con la mano in miniatura il mio corpo monolitico che si staglia davanti alle sue noci, che sono pupille meravigliate.
un sms inatteso. un bacio virtuale e la speranza di poter tornare a respirare, a vivere, seppur a fatica.
vorrei portarti al mare per guardare insieme il moto assurdo e incompiuto delle maree.
vorrei sublimare tra le tue mani, con le dita intrecciate.
vieni da me, andiamo a guardare le città addormentarsi con noi.
un flash. la tua mano destra che diventa uno con la mia sinistra e si attaccano al soffitto della mia automobile. sembrano stelle dei nostri giochi amorosi, che ci guardano cadere negli orgasmi della pelle costellata di perle, di cuore.
sudore e umore. amore.
siamo altro.
altro da tutti.
non perdiamoci, che sarebbe l´unica bandiera bianca che non vorrei mai alzare.